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Rosario Africano ci parla della “sua boxe”
Pompei, 2 maggio 2017 – Quando il papà Franco, grande mecenate del pugilato Campano e non solo, lo portava a bordo ring, l’allora ragazzino dodicenne voltava la faccia per non vedere sferrare montanti e diretti. Rosario Africano, vice presidente del Comitato Regionale Campano della FPI, oggi sorride quando ripensa a quei giorni.
“ Mi meravigliavo molto. Mio padre, uomo mite, cultore del bello, era creatore di gioielli, a bordo ring si trasformava, incitava, consigliava, viveva il match con la stessa intensità dei pugili tra le corde. Col tempo però ho imparato ad amare questo sport in tutte le sue sfaccettature”.
Perché, che cosa è successo?
“Niente di improvviso. Ma gradualmente ho capito che sul ring esistono due sole componenti. La forza del coraggio contro l’essenza dell’orgoglio. Questa continua lotta che molti etichettano come violenta, per me, è invece una metafora di vita, un risvolto naturale come vuole ogni competizione sia nello sport che nella semplice quotidianità”.
Suo padre allora non era un folle?
“No assolutamente, come non lo sono io, come non lo sono quei 14 e passa milioni di appassionati di boxe”.
Il suo è stato un percorso dirigenziale qualificato e mirato…
“Ho iniziato come semplice sponsor, poi sono diventato presidente della Boxe Vesuviana, quindi responsabile del settore femminile di pugilato della Campania. Nelle ultime elezioni Regionali sono stato eletto nel direttivo e nominato Vice Presidente”.
E per il prossimo quadriennio sarà anche componente della Commissione lo sviluppo della Boxe Femminile…
“Per quanto mi riguarda non è la carica a muovere gli intenti. Naturalmente sono grato alla Federazione ed ai suoi dirigenti che con questo incarico hanno rinnovato la loro stima nei miei riguardi. E’ un gruppo coordinato da Marzia Davide che si avvale di professionalità eccellenti nel mondo della Boxe e del pugilato in rosa. Con me ci sono Domenico Brillantino, Franco Piatti, altre due donne, Valentina Alberti e Alessandra Manfredini, e Natale Conti a completare una squadra competente e soprattutto volenterosa nel consegnare continuità ad un percorso che, sebbene eccellente, può e deve migliorare”.
Come è iniziato questo nuovo quadriennio olimpico per quanto riguarda la Boxe Femminile?
“Direi in maniera straordinaria. I risultati delle ragazze nella prima uscita internazionale in Francia confermano la valenza di una selezione valida e con grandi prospettive. Abbiamo delle squadre nazionali che non partono da zero e che ottengono sempre nuovi successi. Quattro ori, due argenti ed un bronzo al Montana Belt 2017 non solo impreziosiscono il palmares, ma ci consegnano atlete in gran forma e soprattutto con grande voglia di migliorarsi ancora in virtù di un’eccellente preparazione e consentitemi di dire con una mirabile qualità tecnica”.
Possiamo definirlo un nuovo punto di partenza?
“Giusto. Se vogliamo guardare al futuro dobbiamo sempre ipotizzare di ripartire, in ogni caso. Specialmente nel pugilato femminile che nella nostra federazione ha avuto una notevole evoluzione. Questo grazie ad un lavoro organizzativo importante e costante”.
In molti dicono che sul ring non esiste un genere, maschile e femminile sono la stessa cosa?
“Sul piano puramente agonistico è così, sono d’accordo. Però sul piano della maturazione ritengo ci siano criteri diversi di lavoro e di preparazione. Lo sport non ha sesso, sono d’accordo con chi lo ha detto, ma credo che sono stati proprio queste innovazioni del settore femminile nei metodi di preparazione alla maturazione che ci hanno permesso di crescere”.
Si spieghi meglio…
“La federazione ha avuto il coraggio di partire con nuove proposte e nuove metodologie. Quando sei anni fa Emanuele Renzini è partito con questo nuovo processo di formazione è stato bravo ad allargare gli orizzonti. Innanzitutto aprendo a nuovi stage allargati. Prima in nazionale ci finivano le prime e seconde di ogni torneo. Poi con l’istituzione di stage in tutta Italia fortemente voluti anche da Franco Piatti, da Marco Consolati le cosiddette campionesse hanno avuto un confronto più ampio e questo ha prodotto nuove eccellenze. Molto va anche riconosciuto al polo pugilistico Casertano, al maestro Brillantino, che hanno puntato sul settore femminile. Questa nuova ondata di entusiasmo ha smosso le palestre di tutta Italia e sono arrivati importanti risultati fino alla prima donna pugile italiana alle Olimpiadi, passando attraverso titoli mondiali e successi Europei. Credo che la politica di stage numerosi continuerà a dare importanti frutti”.
Laura Tosti alle nazionali femminili cosa eredita?
“ Eredita innanzitutto il lavoro di una ricerca più approfondita su tutto il territorio nazionale. Un ambiente cresciuto notevolmente ed in via di maturazione. Sul piano delle atlete ha a disposizione delle ragazze che si sono formate ottenendo risultati fin da quando erano Youth ed oggi sono Elite. Laura ha partecipato a questo lavoro, spesso dietro le quinte, ed ora sono convinto che porterà alla luce con nuovi successi il lavoro di questi ultimi 5 anni”.
E dalla Commissione per lo sviluppo della Boxe Femminile cosa si aspetta di nuovo?
“Credo che a questa commissione spetti un migliore riordino della programmazione, trovando in fretta regole certe. Non è una critica la mia, ma ritengo che nell’ultimo quadriennio questa commissione non ha avuto molte occasioni di lavorare in quella maniera intensa che secondo me è più necessaria ed utile. Dobbiamo lavorare con metodo per offrire una periodicità più precisa e per approfondire maggiormente le valutazioni. Tra quattro anni dovremo raccogliere nuove e più lusinghiere soddisfazioni”.
di Remo d’Acierno
Foto Reporpress